IL CAMBIAMENTO

*"se quello che faccio potesse servire anche ad un'unica persona, e se anche quell'unica persona fossi io, non sarà stato inutile" .

*"Le mani che aiutano sono più sacre delle bocche che pregano".


*" Per me, una persona eccezionale è quella che si interroga sempre, laddove gli altri vanno avanti come pecore." (F.De Andrè).

giovedì 31 dicembre 2009

Cupra: rimandato il Consiglio Comunale sul Polo Scolastico - ilQuotidiano.it


Vanno a protestare contro Trenitalia, e si rompe il treno | Sambenedetto Oggi

LE COMICHE, IN CONFRONTO, SONO NIENTE. POVERA ITALIA!

Vanno a protestare contro Trenitalia, e si rompe il treno Sambenedetto Oggi

"La sinistra rifletta sulla figura di Bettino Craxi" - Affaritaliani.it


"La sinistra rifletta sulla figura di Bettino Craxi" - Affaritaliani.it

A pochi giorni dal decennale della scomparsa, il figlio Bobo racconta ad Affaritaliani.it la figura del leader del Psi, in relazione alla politica di oggi. "Ha rappresentato cosa dev'essere un uomo di Stato". Riguardo al rapporto con Berlusconi: "Furono amici, ma nessuna eredità politica". E poi: "Fosse ancora vivo, non starebbe mai a destra". "Se la sinistra deve fare autocritica su Craxi? Una parola di pentimento la aiuterebbe a rinnovarsi"

sabato 26 dicembre 2009

YouTube - Kraftwerk - Radioactivity

YouTube - Kraftwerk - Radioactivity

IL GOVERNO DA VIA LIBERA AL PROGRAMMA DI COSTRUZIONE DELLE NUOVE CENTRALI NUCLEARI ED ANCORA NON SI SA SA COME SMALTIRE LE SCORIE RADIOATTIVE DI QUELLE CHE C'ERANO.
VERGOGNA!
IN ITALIA ABBIAMO SOLE E VENTO IN ABBONDANZA PER PRODURRE ENERGIA E GLI ITALIANI SI SONO GIA' PRONUNCIATI CONTRO CON UN REFERENDUM!

giovedì 17 dicembre 2009

UNA BUONA NOTIZIA PER I CITTADINI CUPRENSI



Nella mia ultima nota , con la quale annunciavo le mie dimissioni da coordinatore dei Socialisti di Cupra Marittima, facevo comunque presente che avrei continuato a parlare dei problemi di Cupra da libero cittadino anche per non disperdere il lungo lavoro svolto e tutto il patrimonio di idee raccolto tra i cittadini.

Ritengo in questo fase di intervenire in quanto ho appreso di una decisione giusta è importante da parte dell’Amministrazione D’Annibali, quella di riportare il servizio tributi all’interno dell’ente affidandolo a funzionari comunali, proprio come era nel programma dei socialisti cuprensi.

Una buona notizia sicuramente, perche' si mette la parola fine ad una odissea che durava da troppo tempo, un appalto che ha creato confusione, malumori e disagi nei confronti dei cittadini cuprensi e rischiato di far andare il Comune in dissesto finanziario per i mancati versamenti da parte della ditta appaltatrice nelle casse comunali delle somme riscosse. Una situazione che si è creata anche per alcune scelte quantomeno discutibili fatte in merito dalla passata amministrazione e che i socialisti chiedevano fossero rimosse.

Pertanto saluto oggi con soddisfazione la scelta dell'Amministrazione D'annibali di riportare all'interno degli uffici comunali i principali servizi del settore tributi, come l'ici e la Tassa Rifiuti, sperando che vengano gestiti con oculatezza e soprattutto chiarezza e correttezza verso i cittadini utenti.

Una buona gestione potra' consentire al Comune di assumere personale apposito ed ai cittadini di confrontarsi direttamente con rappresentanti e funzionari del proprio Comune, e non con una ditta privata che ha l'interesse di riscuotere il piu' possibile, in ogni modo e senza scrupoli, per incrementare sempre piu' i propri guadagni.

Mi sembrava doveroso intervenire sia come cittadino-utente che come ex rappresentante di una forza politica che, anziché immischiarsi in polemiche e scontri anche personali, aveva raccolto le idee dei cittadini e le aveva proposte e fatte inserire nel programma di una lista civica alle elezioni comunali.

Sembra anche che altri punti segnalati a suo tempo dal Partito Socialista saranno ripresi dalla nuova Amministrazione: lo evidenzierò sicuramente, così come per eventuali altre scelte da ritenere sbagliate e dannose. Ci si augura che tutto vada a buon fine ed a vantaggio della cittadinanza.

“Libertà è partecipazione” , anche questo è il senso della vera politica che sarebbe ora di recuperare prima che il degrado a cui assistiamo ogni giorno soprattutto a livello nazionale ci porti definitivamente a fondo.


Maurizio Virgulti

Ex coordinatore dei socialisti di cupra marittima

http://mauriziovirgulti.blogspot.com

sabato 12 dicembre 2009

E' VERO O NO?

venerdì 11 dicembre 2009

(di Lidio Rocchi)  dal sito dei socialisti di Ancona.

Parlavamo qualche giorno fa in un articolo pubblicato in questo sito dell’importanza della “campagna di marzo” ai fini della sussistenza o meno della presenza socialista dentro le istituzioni.

Dicevamo in forma necessariamente sintetica che il nostro compito prioritario è quello di esserci per lanciare un’azione decisa sui contenuti, in primis per la lotta alla crisi economica che attanaglia anche la nostra regione, peggiora le vecchie povertà e ne crea di nuove, come il precariato di tanti e tanti nuovi occupati.

Dicevamo che tutte le sfide lanciate ed iniziate, a partire da quella sull’innovazione che ci ha visto

protagonisti nei fatti di una decisa azione di governo regionale, debbono essere portate avanti.

Per fare questo ci vuole un’alleanza con forze omogenee, non intrise di ideologismi e anche di nuovi settarismi, guarda caso nei confronti della presenza socialista.

In un recentissimo direttivo regionale svoltosi a Loreto è stato dato mandato al segretario regionale Massimo Seri di esperire la possibilità di un’alleanza fra socialisti, repubblicani europei e cattolici democratici, che superasse l’angusto quanto impraticabile recinto di Sinistra e Libertà.

Ora ci consta che il segretario regionale abbia partecipato ad un incontro con gli altri di Sinistra e Libertà, su invito del segretario provinciale di Macerata Ivo Costamagna, quest’ultimo autodefinitosi in una e.mail di risposta ai radicali “ gia’ aderente a “Sinistra Ecologia Libertà”.

Le decisioni del partito non erano queste: si era detto alla presenza di Riccardo Nencini a Fermo e nello stesso richiamato recente direttivo, di non procedere con l’adesione ad un fantomatico partito, come quello cui dichiara di aderire Costamagna, per evidenti distanze sia in merito all’impostazione programmatica che in merito alle liste che penalizzerebbero la presenza socialista.

Il segretario regionale ci deve una spiegazione: è vero oppure no, che durante l’incontro di Loreto aveva avuto il mandato di chiudere con Sinistra e Libertà? Allora perché ha partecipato ad un ulteriore incontro? con il mandato di chi?

Aspettiamo di ricevere una risposta chiara.

Se non arriverà, non staremo con le mani in mano ad aspettare che qualcuno pensi di dividersi le spoglie del movimento socialista marchigiano. Che ha tutte le carte in regola per partecipare e riportare un risultato positivo alle elezioni regionali. Con gli alleati giusti, con quelli cioè che non hanno fatto dell’antisocialismo e del settarismo la loro storica bandiera.


http://www.sdiancona.it/index.php?option=com_content&task=view&id=354&Itemid=1

giovedì 3 dicembre 2009

Bersani. Si vede la differenza. Eccellenti dichiarazioni di Enrico Letta.

Nota di Giorgio Giannelli.

Un metodo nuovo di governare il PD.

Si vede la differenza. Bersani pesa.

E' cambiato il linguaggio. Non siamo più alla durezza infantile di Franceschini. Si. C'è rimasta la Bindi, ma non conta nulla. Poveraccia.

D'altra parte, se l'opposizione deve giudicare una maggioranza che non c'è, se Fini se ne va per conto suo, ha ragione Bersani quando dice che il governo si metta almeno d'accordo con la gente che lo dovrebbe sorreggere. Così com'è giusto dire che leggi ad personam, nesuna minoranza seria le potrebbe mai approvare.

Una grande novità l'ha detto ieri Enrico Letta, che di Bersani è il vice:
                  """"Non è Berlusconi che impedisce al centro-sinistra di essere maggioranza nel paese. Per di più consideriamo legittimo che il premier si difenda nel processo e dal processo.
                      Troppe volte abbiamo cercato delle scorciatoie, anche per via giudiziaria, pensando che il solo diaframma tra noi e il governo del paese, fosse Berlusconi. Non basta l'uscita di scena del premier per riportare il PD al governo.
                        Mai forze politiche però, pur così divise, sono state tanto vicino a un'intesa sul merito delle riforme come adesso. Per quanto ci riguarda, anche noi dobbiamo scegliere i nostri nodi ed eliminare le vecchie contraddizioni.
                       Dobbiamo seminare e poi vincere culturalmente perchè la nostra sconfitta è stata soprattutto culturale. Non servono campi minati per farci saltare sopra l'avversario. 
                      Intanto ci atterremo a quanto ha affermato il presidente della repubblica: un governo va avanti finchè ha i numeri e la fiducia della sua maggioranza""""".

Perfetto.

Sembra di non essere più in Italia, ma in un paese civile, di antica democraza.

martedì 1 dicembre 2009

L'ACQUA E' UN BENE COMUNE. DICIAMO NO ALLA SUA PRIVATIZZAZIONE.



GRUPPO SU FACEBOOK A CURA DEI GIOVANI SOCIALISTI.

http://www.facebook.com/group.php?v=info&ref=share&gid=214803645277





DL RONCHI: Decide che l'acqua non è più pubblica


“Il voto di fiducia sulla ‘privatizzazione’ dell’acqua è un vero atto opportunismo politco,non trovando nessuna giustificazione plausibile se non di impedire un confronto su un tema così delicato per tutti i cittadini”.

Non si capisce perchè,questo governo non incide realmente sulla concorrenza reale tra banche,assicurazioni, ed altri settori strategici dell'economia del paese che, molto spesso penalizzano il cittadino. Diciamo no a tutto questo. Facciamo lievitare questo gruppo è cominciamo la raccolta firme per un referendum che dia la parola al corpo elettorale.
 
FIRMATE ANCHE VOI LA PETIZIONE ON LINE , CLICCATE QUI:
                http://www.giovanisocialisti.it/

IL PAESE E' MIO E ME LO TENGO.....STRETTO!




ULTIMO EMENDAMENTO DEL GOVERNO SULLA FINANZIARIA.





Decurtata una ingente parte della somma per finanziare i lavori per lo STRETTO DI MESSINA.
Alla porca faccia dell'emergenza salute, lavoro, giustizia, sicurezza, ambiente, ricerca.
QUI CI VUOLE UNA OPPOSIZIONE ALTERNATIVA DI EMERGENZA CHE SI PROPONGA SUBITO AL GOVERNO DEL PAESE. Non le solite discussioni fallimentari nel centrosinistra e di alcuni suoi personaggi.

Ed i veri socialisti hanno il dovere, ognuno come può, di rimboccarsi le maniche e partecipare. Le dimissioni in blocco della segreteria e direzione del PS Nenciniano sarebbe un buon inizio di una riscossa per il paese e per i valori del socialismo liberal, di cui se ne sente l'assoluta mancanza.

CI DICONO CHE NON E' VERO, CHE VA TUTTO BENE, il natale è vicino, dobbiamo essere tutti più buoni, tranquilli e ..zitti, poi S. B. Natale ci farà tanti doni, compreso il decoder per vedere in diretta 24 ore su 24 le liti sul grande fratello ed i capricci dei vip.

ED AI CATTIVI la B..efana farà trovare una bella calza con tanta cenere, carbone e...scorie radioattive, cosi ci sara' piu posto per le nuove centrali nuclerari e meno cacacazzi in giro.

Ma si, mettiamoci una Croce sopra, come ha detto Calderoli.

AUGURI......ma de chè!?.....

mercoledì 18 novembre 2009

ACCORGIMENTI UTILI PER IL RISPARMIO ENERGETICO

POSSIBILI INIZIATIVE PER IL RISPARMIO ENERGETICO

1 -RISPARMIA IL GAS PER IL RISCALDAMENTO
• Regola la temperatura ambiente a non più di 18-19 gradi
• Non coprire i termosifoni
• Quando è acceso il riscaldamento tieni le finestre chiuse. Se hai il camino, chiudi la serranda di tiraggio quando è spento.
• Usa i paraspifferi e quando è possibile abbassa le tapparelle per evitare la dispersione del calore.
• Spegni il riscaldamento quando in casa non c’è nessuno
• Fai controllare la tua caldaia: è obbligatorio e tutela la tua sicurezza.

2- RISPARMIA GAS IN CUCINA
• Colloca pentole e padelle sulla piastra di dimensioni proporzionata al diametro.
• Durante la cottura, copri pentole e padelle con il coperchio.
• Spegnere la piastra un po’ prima della fine cottura, al fine di sfruttare il calore residuo.
• Utilizza il più possibile pentole a pressione.

3 - RISPARMIA ENERGIA PER SCALDARE L’ACQUA
• Preferisci la doccia la bagno e non prolungarla inutilmente
• Se ti è possibile, installa pannelli solari
• Se hai lo scaldino elettrico, accendilo solo poco prima di usare l’acqua e regola la temperatura a non più di 60 gradi

4 –RIDUCI I CONSUMI PER L’ILLUMINAZIONE
• Non tenere accese le lampadine quando non servono
• Sostituisci le lampadine a incandescenza con quelle a basso consumo.

5 – USA RAZIONALMENTE IL FRIGORIFERO
• Non abbassare la temperatura del frigorifero sotto i 3 gradi
• Non aprirlo inutilmente
 Sbrinalo regolarmente e pulisci le serpentine
• Non metterci dentro cibi caldi
• Non riempirlo troppo

6 – USA BENE LA LAVATRICE
• Avvia la lavatrice solo a pieno carico
• Non lavare a temperatura superiore a 60 gradi
• Pulisci regolarmente il filtro

7 –USA BENE LA LAVASTOVIGLIE
• Avvia la lavastoviglie solo a pieno carico
• Spegnila quando parte l’asciugatura delle stoviglie: basta aprire lo sportello
• Fai cicli di lavaggio a basse temperature
• Pulisci regolarmente il filtro 8- USA BENE IL FORNO
• Usalo alla giusta temperatura
• Effettua il preriscaldamento solo quando è necessario ed evita la funzione grill
• Non aprirlo frequentemente durante la cottura
• Spegnilo poco prima della fine della cottura per sfruttarne il calore residuo

8- USA BENE IL FORNO
• Usalo alla giusta temperatura
• Effettua il preriscaldamento solo quando è necessario ed evita la funzione grill
• Non aprirlo frequentemente durante la cottura
• Spegnilo poco prima della fine della cottura per sfruttarne il calore residuo

9 –PREFERISCI IL FORNO A MICROONDE
• I forni a microonde consumano circa la metà dei forni elettrici tradizionali, senza bisogno di preriscaldamento e conservano intatte le proprietà nutritive di cibi

10- RISPARMIA SUI CONSUMI DI TELEVISORE, VIDEO REGISTRATORE, LETTORI SD, COMPUTER
• Quando non li usi, spegnili usando il pulsante principale dell’apparecchio e non lasciare accesa la lucina rossa

venerdì 6 novembre 2009

A CUPRA SFRATTATI PURE I CARABINIERI?

DA SAMBENEDETTO OGGI , QUOTIDIANO ON LINE.
http://www.sambenedettoggi.it/2009/11/06/81912/lo-strano-caso-di-una-caserma-a-rischio-sfratto/

mercoledì 4 novembre 2009

IL CROCIFISSO STA BENE DOVE STA! PAROLA DI SOCIALISTA LIBERALE.



Nota di Maurizio Virgulti.

Premettendo che sono un socialista liberale di vecchia data e quindi nessuno mi può fare lezioni di laicità, devo dire che a me la croce rappresenta un simbolo di pace, di fratellanza e di carità trasmesso da Gesù di Nazaret il quale fu fatto crocifiggere dai sacerdoti di allora proprio perchè il suo dire e fare dava fastidio sia a loro che ai ricchi e potenti.
Io lo tengo sia a casa che nel mio ufficio in Comune. E’ un simbolo positivo che non confondo affatto con il Vaticano e le gerarchie ecclesiastiche umane di tutti i tempi, che lo hanno anche sfruttato per fini tutti terreni e personali ( inquisizione, papi puttanieri, sfruttamento ecc.).
Il crocifisso, insomma rappresenta per me la figura di Cristo ed il suo messaggio positivo e di speranza quindi sta bene dove sta, ovviamente senza imposizioni: a me nessuno ha imposto di tenere la croce nel mio ufficio , e tra i tanti stranieri musulmani e di altre religioni che vengono nessuno ha mai avuto niente da ridire.

Non c'è più la religione di Stato? Mi sta bene! Libero Stato il Libera Chiesa? Benissimo.
Ma il divieto è il contrario di libertà, e allora che andiamo parlando di liberalsocialismo?
Vorrei concludere , comunque, rimarcando l’ipocrisia di vari politici del centrodestra che sbraitano su questa vicenda, ma a loro del crocifisso non frega niente, è solo per compiacere alle gerarchie vaticane per trarne vantaggi anche elettorali, ed è di questo che bisogna avere paura, perchè queste sentenze non fanno altro che radicalizzare lo scontro a vantaggio proprio di questa gente!

lunedì 2 novembre 2009

Citazione del giorno

Ti criticheranno sempre, parleranno male di te e sarà
difficile che incontri qualcuno al quale tu possa andare bene come sei.

Vivi come credi. Fai cosa ti dice il cuore…ciò che vuoi….
Una vita è un’opera di teatro che non ha prove iniziali.

Canta, ridi, balla, ama….e vivi intensamente ogni momento della tua vita….prima che cali il sipario e l’opera finisca senza applausi.


Charlie Chaplin....

vignetta del giorno (da www.socialist.it)


sabato 31 ottobre 2009

DECISIONI CONSIGLIO COMUNALE A CUPRA



TRATTO DA SAMBENEDETTO OGGI QUOTIDIANO ON LINE

http://www.sambenedettoggi.it/2009/10/31/81613/veccia-%c2%abvoglio-verbali-piu-completi%c2%bb/

giovedì 29 ottobre 2009

Totò e la riunione pre elettorale...non è cambiato niente!...o no?




Spezzone del film !Gli Onorevoli!, con Totò nella parte di Antonio La Trippa

http://www.youtube.com/watch?v=p2e-7D4ZAyw



LA COSIDDETTA "SECONDA REPUBBLICA" DEI PURI E GIUSTIZIALISTI NON HA FERMATO AFFATTO QUESTO MODO DI FARE POLITICA, ANZI OGGI IL DEGRADO E' TOTALE.
COSA PUO' FARE IL SEMPLICE CITTADINO ? COSA DEVE FARE UN VERO MOVIMENTO O PARTITO DI ALTERNATIVA?
ALL'ORIZZONTE PER IL MOMENTO NON SI VEDONO PROSPETTIVE CONCRETE, LA GENTE E' SFIDUCIATA. I PROSSIMI MESI SARANNO DECISIVI ED I CITTADINI NON DEVONO STARE ZITTI E RASSEGNARSI, MA FAR SENTIRE IN OGNI MODO LA PROPRIA VOCE.

mercoledì 21 ottobre 2009

citazione del giorno



è curioso vedere che tutti gli uomini che valgono hanno le maniere semplici, e che quasi sempre le maniere semplici sono prese per indizio di poco valore (G.Leopardi)

lunedì 19 ottobre 2009

Italia orfana di riformismo socialista.








Giovannibattista Ferrari 19 ottobre alle ore 2.08

Sulla Giustizia il governo va alla carica per la riforma.
Non è credibile per le vicende personali di Berlusconi il quale,a sua volta,non ha tutti i torti.
Mosse come il ridicolo servizio dei suoi servi al riguardo del giudice dai calzini turchesi rendono ancora piu' impraticabile qualsiasi sommovimento del pantano giustizia.
La sinistra invece di perseguire quelli che dovrebbero essere i passaggi per giungere ad una giustizia piu' giusta,garantista composta da magistrati finalmente non piu' casta è avvitata sull'odio a Berlusconi e la decisione di farlo fuori a tutti i costi pure per via giudiziaria ha imboccato la via populista talebana che unicamente servirà a ritagliare fette di potere piu' grandi per i vari Di Pietro and company.
Si fanno le manifestazioni sulla libertà di stampa e si attacca a senso unico Berlusconi dimenticando il gruppo Repubblica.
Se io voglio scrivere in Italia e sono fuori da Berlusconi e Repubblica IO SI' NON SONO LIBERO..perchè dimenticare Repubblica?
Noi socialisti,libertari siamo stufi di fare gli equilibrismi tra una destra xenofoba,garantista solo per i potenti,liberista per finta avendo abrogato le Leggi perno di uno Stato liberale come il falso in bilancio e le altre e una sinistra totalitaria che ha imboccato la via suicida talebana,piu' giustizialista della destra,meno garantista della destra,dimentica dei grandi ideali sociali e culturali figli dell'idea socialista che conduce battaglie moralistriche e,soprattutto, assente sul piano della proposta politica senza naturalmente dimenticare i clericali che,presenti sia a destra sia a sinistra ,lavorano in tandem nei due schieramenti per mantenere gli inauditi privilegi vaticani e,dietro tante pseudo battaglie di principio , lottano per mantenere il morso clericale sulla società italiana che rende l'Italia un paese oscurantista e medioevale dove è bloccata la ricerca scientifica.
Cosa fare?Recuperare un sano laico riformismo socialista.Affrontare i problemi senza schermature ideologiche,con pragmatismo,offrire una proposta politica fatta di concretezza che non si fermi davanti a nessun mostro sacro..i sindacati italiani sono conservatori,a questa affermazione nessuno deve strapparsi i capelli,non è delitto di lesa maestà,servono o non servono agli scopi per i quali sono nati e via via gli altri problemi.
La sinistra deve recuperare la capacità di proporre una azione nello stragrande interesse degli italiani,in fin dei conti l'essenza dell'idea socialista e deve farlo rimanendo fedele agli ideali di libertò,giustizia,garantismo,diritti civili,solo cosi' potrà prendere il governo del paese.
Un saluto socialista

domenica 11 ottobre 2009

Intervento di Nicola Carnovale alla convention "Un partito socialista per un nuovo corso dell'Italia"








Intervento di Nicola Carnovale alla Convention "Un Partito Socialistia per un nuovo corso dell'Italia"


Cari Compagni,intraprendiamo questa nostra iniziativa in uno dei frangenti più difficili e delicati della storia politica, economica e sociale del nostro paese.

La crisi economica mondiale sta dispiegando con tutta la sua dirompenza e drammaticità i suoi effetti. Se l’America obamiana sta affrontando il dopo crollo con fiducia e riforme, non ultima quella sanitaria, in Europa, gli atteggiamenti sono tra i più disparati, con il riaffacciarsi di inquietanti politiche protezionistiche di memoria colbertista.

In questo contesto, l’Italia, non spicca certo per la sua originalità.La nostra, é una delle economie più lente dell'area euro da un ventennio. E questo, non solo nei frangenti post-crisi. Cresce poco nei periodi floridi e perde molto nei periodi di recessione.

La strategia nostrana all’insegna del galleggiamento, quindi, non può certo bastare per un paese le cui ambizioni non possono e non devono certo essere commisurate alle capacità delle sue attuali classi dirigenti.Nei mesi che verranno, la situazione sarà ancora più difficile.

La ripresa dei mercati non coincide con quella dell’economia reale. Le tensioni sociali sono destinate a crescere ed accendere nuovi ed inquietanti conflitti. Senza dilungarmi oltre vorrei rammentare i dati sulla disoccupazione.I dati Istat sul secondo trimestre dell'anno indicano una crescita del 7,4% e le previsioni dell'Ocse per il 2010 indicano un impietoso aumento al 10,5%. Aggiungete a questo un Pil a livelli da dopo guerra e un indebitamento che schizzerà al 120%. C’è qui il preparato per una miscela altamente esplosiva.

Serve quindi adoperasi subito per far ripartire il paese.Questo, lo si fa non con i proclami e le apparenti buone intenzioni bipartisan nei salotti televisivi - magari tra una sfuriata e l’altra – ma lo si deve fare programmando una serie di interventi shock. Servono le c.d. riforme strutturali, quelle di cui tutti in questi anni hanno parlato, ma che nessuno ha fatto, pur proclamando in questa sterile alternanza bi-polare l’avvento di stagioni di pseudo riforma e controriforma.

Con una differenza (e consentitemi una battuta!) “La riforma e la controriforma nella chiesa nel XIV secolo nacquero, per arginare il fenomeno della corruzione e per ridare moralità”.Qui, nella “Repubblica delle caste” le uniche riforme prodotte sono state ad uso ed a consumo di pochi, non hanno certo risolto la tanto paventata “questione morale” o arginato i fenomeni di corruzione, ma queste, hanno piuttosto stravolto gli equilibri costituzionali, minato le istituzioni, i presidi posti a loro tutela e mortificato la partecipazione democratica ed il ruolo dei cittadini, ridotti secondo lo schema feudale, ad essere vassalli, valvassini e valvassori, secondo i rapporti e le accondiscese dei notabilati politici di turno.

Da riformisti veri e da gente libera, che non ha corporazioni o interessi terzi da tutelare, non possiamo non essere noi i laici predicatori di queste necessità in un quadro che vede l’interesse collettivo destinato all’oblio.Dobbiamo sapere indicare quindi priorità e campi di azione.

Urge una riforma organica e completa del mondo del lavoro.Bisogna garantire flessibilità, sicurezza previdenziale (con una riforma organica degli enti preposti) e servono ammortizzatori sociali certi, che sono imprescindibili dopo una grave depressione economica.Bisogna riportare al centro dell’attenzione quella che una volta veniva chiamata “la politica salariale” spesso dimenticata dai sindacati confederali, affaccendati nei tavoli istituzionali e con lo sguardo alla politica.

Serve quindi un nuovo modello di contrattazione decentrata e non certo la riproposizione delle vecchie gabbie salariali retaggio culturale e politico di chi vuole un’Italia a due velocità, senza capire che così il paese non cresce, condannandolo senz’appello ad un ruolo marginale in Europa e nel mondo.

Serve un miglioramento del sistema di istruzione, soprattutto quello universitario, che prepari e formi al mondo del lavoro, non affetto da logiche campanilistiche e senza più baronati sempre pronti ad urlare, chiunque governi, per difendere posizioni acquisite e privilegi.Ciò è cruciale per un paese che vuole avere un futuro, anche perché, la scuola, è la palestra ed il laboratorio della democrazia.

Da parte nostra, non dobbiamo temere di parlare di merito sol perché qualcuno potrebbe farneticare asserendo che siamo “di destra”. Basta con queste sciocchezze! Destra e Sinistra, come le abbiamo conosciute, ossia categorie di pensiero del ‘900 - in presenza di una società sempre meno ideologizzata e politicizzata - valgono poco se il confronto avviene dentro vecchi schemi sterile e posticci, e non affrontano invece i problemi dei cittadini.

Merito, ad esempio, fu la grande key-word socialista del nuovo corso. Ed è giusto che gli eredi di quella esperienza si riapproprino di questa declinandola nella società del XXI secolo.

E’ l’unico modo per mettersi in sincronia con il paese e con la mia generazione. Una generazione, concedetemi il gioco di parole, disillusa perché troppe volte illusa. E’ la generazione Erasmus e low cost, che viaggia nel mondo, vive all’estero, ha capacità, esperienza. Fa quindi paragoni e meglio capisce i disagi, le difficoltà, le condizioni del nostro paese.

Comprende troppo bene, che in questo paese, così com’è, chi nasce in condizioni svantaggiate ha sempre più maggiore difficoltà per realizzarsi.Un rapporto presentato solo tre giorni fa, segnala - senza scoprire per altro l’acqua calda - come il 70% dei ragazzi che hanno i migliori risultati provengono da famiglie agiate. “Il 44% degli architetti è figlio di architetti. Il 42% di avvocati e notai è figlio di avvocati e notai. Il 60% dei farmacisti è figlio di farmacisti”.E’ una vergogna.

E’ la conferma di quanto asserivamo prima, ossia che viviamo in una società medievale, senza alcuna mobilità, che costringe i deboli ad una perenne condizione di minorità. Quanto pensiamo che possa essere ancora tollerato tutto ciò?Si pone un problema di uguaglianza, che va inteso ed affrontato non come nella vecchia teorizzazione marxista di una società livellata, ma come pari condizioni di partenza per tutti, proprio come recita la nostra carta costituzionale.

A queste nuove generazioni, prive di ogni rappresentanza politica e sociale, nonché di speranza, i socialisti devono saper dire: “Riappropriatevi della politica”. Ricostruiamo insieme spazi di partecipazione e luoghi di confronto fuori da vecchi dogmi e da nuove barriere.

Dico questo perché non vorrei che il bi-polarismo che ha corroso ed avvelenato la vita politica del nostro paese, corroda anche le nostre menti e quelle delle generazioni avvenire, e faccia insanamente pensare che esso possa o vada applicato anche all’idee, alle soluzione di problematiche che dovrebbero essere invece condivise.Appare curioso che chi guarda sempre oltre oceano per emulare in Italia fenomeni difficilmente trasmutabili nel vecchio continente, dimentichi poi il monito di Roosevelt, che asseriva che “non c’è un modo di destra o di sinistra per costruire case, ponti, strade,ecc. c’è un modo giusto o un modo sbagliato”.

In Italia, invece, sanno anche litigare e speculare sulle disgrazie e sull’emergenze.Il nostro sistema politico, in pieno stato agonizzante, ha generato un perenne clima di scontro ed una balcanizzazione della vita del paese.

Le motivazioni, non vanno ricercate solo nell’oggi, ma bisogna andare a ritroso fino alle sue origini.Quasi un ventennio fa, è nato un sistema alla cui base vi era l’antipolitica e l’esaltazione degli “ismi” (giustizialismi, populismi, estremismi) basato sull’ambiguità e sulla doppia morale. La sua tentata revisione in corso è risultata finanche peggiore, con l’ accentuazioni dei suoi caratteri antidemocratici ed autoritari.La crisi democratica è stata poi sistematicamente implementata da leggi elettorali maggioritarie e bipolari che hanno travolto i partiti veri, che progressivamente, hanno perso la loro funzione nazionale, creando così un vulnus proprio nel Mezzogiorno.

Diventa così ancor più drammatica la mai risolta “questione meridionale” che emerge oggi in tutta la sua dirompenza, presentandosi come emergenza democratica – legalitaria, prima ancora che problema di ordine economico, e che viene posta strumentalmente da taluni solo per una rivendicazioni di fondi.Una forza socialista, vocata per storia e tradizione all’interesse nazionale, che non ha avuto responsabilità primarie di governo in questi anni, ha tutte le credenziali per poter rappresentare una forza di cambiamento credibile, specie se saprà anche porre con decisione la necessità di un nuovo assetto politico ed istituzionale de paese.

Ciò è imprescindibile se vogliamo dare risoluzione ai continui conflitti che si verificano tra i poteri e gli organi dello Stato, che rappresentano uno dei mali cronici di questo paese, come le vicende di questi giorni, dimostrano fin troppo chiaramente.

Bisogna ripristinare le soglie di garanzia previste dalla Costituzione per l’elezioni degli organi super parters e per le riforme costituzionali, evitando che esse coincidano con le maggioranze di governo. Servono regole e non proclami di buone intenzioni tra le coalizioni, che oltre a lasciare il tempo che trovano, devono fare i conti con gli estremismi che hanno sempre caratterizzato le pagine più buie della storia.Compagni, non la faccio lunga e mi appresto a concludere.

Questa sfida che oggi lanciamo ha forse il sapore dell’amaro, perché è forte in noi il peso delle sconfitte passate figlie di errori che troppo spesso non abbiamo saputo evitare e fare evitare.Su tutti, ed è bene che lo diciamo, pesa il fallimento di una Costituente socialista che aveva entusiasmato e dato speranza a migliaia di militanti, me compreso, ma la refrattarietà alla politica di taluni dirigenti ha vanificato gli sforzi.

Quello che è venuto dopo ed avviene oggi, è ancor più misero perché nulla riguarda la politica, ma è solo nella logica del “tengo famiglia”!Oggi ripartiamo e ci incamminiamo in sentieri impervi, ma non siamo certamente orfani e sbandati, differentemente ad altri, perché profonde sono le nostre radici e profonda la convinzione di essere su la strada giusta, che si da il caso, sia anche l’unica per chi crede, come noi crediamo, con la forza della ragione e non solo dei sentimenti, nella necessità che in Italia vi sia una forza socialista, laica, liberale.

Tutti i tentativi post tangentopoli di ricostruzione di una forza socialista si sono imbattuti nella nefasta scelta bi-polare. Noi, oggi, rifiutiamo con forza questo schema e diciamo al paese che i socialisti si riprendono la loro autonomia, che è propria delle pagine più belle ed esaltanti della loro storia, che non è né isolazionismo né opportunismo, ma è libertà di elaborazione prima e di alleanza dopo.Questo è il senso del nostro agire.

Come recitava una vecchia massima socialista “Fai quel che puoi, succeda quel che deva”! Noi, faremo tutto quanto nelle nostre possibilità.Nessuno di noi sa cosa ci attende nel futuro, ma certamente esso non può essere peggiore del recente passato.

Gambe in spalle compagni, la strada è lunga. Le condizioni sono favorevoli. Speriamo anche la sorte. Il vento del socialismo soffia ancora.

Nicola Carnovale

Torna in campo il P.S.I. con il suo garofano.















Vittorio Lussana: Torna in campo il Psi con il suo Garofano




“Noi vogliamo rappresentare e mantenere vivo il Partito più antico e glorioso della Storia democratica del nostro Paese: il Partito socialista italiano”.
E’ quanto ha dichiarato Bobo Craxi nel corso del proprio intervento alla Convention Nazionale di ricostituzione del Psi, in svolgimento in queste ore a Roma presso il teatro Eliseo.
“Noi”, ha spiegato Craxi, “vogliamo riorganizzare una forza politica autenticamente riformista, che faccia leva sulle proprie idealità, sullo spirito di conservazione della propria storia, che esprima un punto di vista realistico sull’Italia che viviamo e che amiamo”.
“Non è vero”, ha proseguito l’ex sottosegretario agli Esteri, “che il centrodestra non è messo nelle condizioni di governare. Piuttosto, è vero che si inseguono dei riformismi ‘à la carte’.
Nessuna delle grandi riforme preannunciate alla base per favorire la vittoria di Berlusconi hanno mai visto la luce: non quella della Giustizia, non quella del mercato del lavoro, né tantomeno quelle relative a questioni fondamentali come l’educazione pubblica, la sanità, i diritti civili, la sicurezza, il fisco.
Al contrario, sono spesso state assunte decisioni fortemente discutibili, manifestando una propensione conservatrice e corporativa”.
Craxi non ha risparmiato le critiche anche al Pd e a Massimo D’Alema: “In Italia, la questione socialista è un tabù. Non lo dovrebbe essere, almeno per noi, ma lo è per la sinistra: è un ‘non – problema’, una ‘non – questione’, mentre resta il problema della sinistra italiana: la questione politica per eccellenza.
Se la sconfitta elettorale aveva rappresentato un chiaro stop alla teoria dell’autosufficienza del Pd, quello che poi è seguito è stato un continuo ‘zig zag’ suicida che li sta conducendo ad uno scontro congressuale dagli esiti abbastanza chiari, ma dagli sviluppi incerti.
Un grande Partito riformista, che guarda alla prospettiva di un’alternanza di governo e punta ad essere il perno di una vasta alleanza riformatrice, non può mantenersi ‘a braccetto’ con il Partito dell’antipolitica per eccellenza, l’anomalia delle anomalie: quello dell’ex pubblico ministero Antonio Di Pietro. E mi permetto anche di dire”, ha aggiunto Craxi, “che il vicepresidente dell’Internazionale socialista avrebbe dovuto impedire che il suo Partito, entrato a suo tempo in quel consesso grazie al parere positivo del Psi, rifiutasse di apparentarsi con i socialisti.
Ma su questo punto non ho sentito mai una parola di autocritica, non un ripensamento, non un ripiegamento, ma solo la manifestazione di una propensione e di una presunzione d’altri tempi”.
Craxi ha infine motivato il dissenso di molti socialisti italiani rispetto alla nascita del movimento ‘Sinistra e Libertà’, in cui sta confluendo parte del Ps: “Noi diciamo no a quell’alleanza. E avremmo detto no con ancora più forza se non ci fosse stato negato il terreno politico che è proprio delle scelte impegnative: il Congresso generale degli iscritti.
Ci si può chiedere di restare in minoranza all’interno del Partito socialista, ma non ci si può certo chiedere di restare minoranza in una corrente socialista a sua volta minoritaria rispetto a quello che si configura già come un Partito e che darà vita alle sue reti territoriali, che ha un leader riconosciuto e che, nei telegiornali, è già definito nuovamente come la ‘sinistra radicale’…”
.Roma, 10 ottobre 2009

martedì 6 ottobre 2009

Le ragioni di Bobo







Le ragioni di Bobo
di Vittorio Lussana - Oct 5th, 2009

Mercoledì 7 ottobre 2009, alle ore 13.00, presso la Sala del Mappamondo della Camera dei deputati, Bobo Craxi presenterà, nel corso di una conferenza stampa, una nuova formazione politica ispirata al socialismo autonomista, una forza che intende riunirsi sotto il simbolo del Garofano e che nascerà ufficialmente a Roma sabato 10 ottobre p. v. presso il teatro Eliseo. C’è da dire, innanzitutto, che dopo la fine del vecchio Psi, sempre più chiara e lampante è divenuta la mancanza di una formazione autenticamente riformista nel complesso del panorama politico italiano. Per molti cittadini, infatti, il riformismo rappresenta uno di quei termini misteriosi che costringono coloro che, come il sottoscritto, tentano di spiegare alla gente comune alcuni contenuti della politica ad immani sforzi di ripetitività e ad un certo grado di fossilizzazione degli argomenti da trattare. Tanto per citare un esempio, in questi ultimi anni sono penetrati almeno un poco, nel linguaggio comune di tutti i giorni, i termini ‘laico’ e ‘laicità’, ma ciò è avvenuto dopo un quindicennio di sforzi allucinanti da parte di quel poco che è rimasto degli ambienti più ‘equidistanti’ dell’informazione italiana. Ora si pone, perciò, la questione di dover spiegare agli italiani cosa significhi, cosa rappresenti e cosa in effetti sia il riformismo in tutte le sue distinte ramificazioni. Poiché esistono almeno tre tipologie di esso: a) il riformismo ‘massimalistico’, derivante da antagonismi fortemente radicali tra le diverse forze politiche; b) quello ‘peggiorativo’, tendente a guardare con indulgenza determinate distorsioni delle normali procedure ‘di sistema’ sulla base di una vecchia scuola giuridica di matrice consuetudinaria, che pretenderebbe di rendere forme, atteggiamenti e convenzioni vere e proprie fonti di diritto; c) infine, vi è il riformismo ‘propriamente detto’, ovvero quel tipo di gradualismo politico che, partendo da specifiche basi dottrinarie del nostro ordinamento, cerca di introdurre nuovi strumenti normativi di gestione della cosa pubblica. Proponendo alcuni esempi chiarificatori, il riformismo massimalistico, che una parte dei cittadini italiani detiene pienamente nel proprio patrimonio ‘genetico – culturale’, può forse venir spiegato come quel genere di politica fortemente ‘pattizia’ che prima di giungere ad un compromesso effettivamente praticabile tra due o più parti tende a far esplodere tutte le contraddizioni fornite dal contesto oggettivo di ogni singola questione concreta. Il riformismo ‘peggiorativo’, invece, è sintetizzabile concettualmente attraverso l’esempio della proliferazione degli autovelox sulle nostre strade statali che trasformano un provvedimento, che si vorrebbe sanzionatorio o di semplice deterrenza, in una fonte di guadagno per enti locali e piccoli comuni, erigendo così a ‘modello’ una forma di vessazione nei confronti di ‘pendolari’ e normali cittadini. Venendo infine al riformismo propriamente detto, esso è quell’opera di ‘correzione normativa’ di disfunzioni, ingiustizie e lacune sociali che, se non predisposta per tempo, tende a dividere la società su fronti contrapposti, rischiando di trasformare ogni riflessione pubblica in un gigantesco ‘duello’ di massa.
Come si può ben comprendere, quest’ultima ipotesi è quella più rispondente a quanto sta capitando nel nostro Paese da quindici anni a questa parte, poiché il nostro attuale ceto politico in realtà non conosce praticamente nulla del vero riformismo. Ed è per questo motivo che ogni trasformazione economica e sociale non avviene, come intelligentemente diagnosticato alcuni anni fa dall’On. Massimo D’Alema, in condizioni di ‘normalità’ o di ‘naturalezza’ produttiva, se si vuole, ma quasi sempre in seguito ad immani ‘travagli’ che rendono ogni decisione politica frutto di situazioni eccezionali o dettata da condizioni di assoluta emergenza. A causa di un simile ‘analfabetismo’, la classe politica italiana tende perciò a perdersi in polemiche e diatribe tese a mutare di pochissimo ogni singolo problema che si vorrebbe affrontare, generando altresì micidiali dibattiti in ambienti associativi e culturali generalmente ‘prezzolati’, accidiosi e inconcludenti. Un po’ come quel tale che, invece di salvare un suicida convincendolo a non commettere l’insano gesto, decide di dargli una spinta per poi poter raccontare l’accaduto secondo l’interpretazione che più gli torna comoda.
Non di rado capita, in particolar modo tra i partiti del centrodestra – ma non solo - che alcune argomentazioni particolarmente controverse vengano addirittura trasferite in precisi ambiti della propria militanza, al fine di rimodulare la posizione politica del partito sulla base dei risultati emersi dalla discussione interna. La qual cosa si traduce col vecchio adagio: “Vi guiderò ovunque voi vogliate andare”, cioè l’esatto contrario di una forma di leadership politicamente stabile, forte, lungimirante. Di converso, nel Partito democratico forte appare l’impronta burocratico – massimalistica della linea politica genericamente espressa. Il Pd, infatti, è nato dalla ‘fusione a freddo’ di due nomenclature uguali ed opposte: quella post comunista, che per propria natura ha il problema di una totale mancanza di ogni qualsivoglia bussola di orientamento liberaldemocratico e che, dunque, tende ad affidarsi al consueto movimentismo ideologico di mobilitazione ‘protestataria’ della militanza, con quella non meno burocratica e vieppiù ‘sclerotizzata’ discendente dall’antica sinistra democristiana. Per farla breve: una ‘giraffa’ innestata sopra al corpo di una ‘balena’. Ma il vero riformismo - è bene che gli italiani lo sappiano - può essere solamente quello socialista. Anche perché esso, in Italia, si è evoluto esattamente così, cioè come una tendenza teorizzata da Filippo Turati, Anna Kuliscioff e Leonida Bissolati imperniata sull’opportunità di sostenere, tramite ‘appoggio esterno’, dei governi di orientamento liberaldemocratico al fine di porli nelle condizioni di attuare vaste riforme economiche e sociali. La tesi di fondo del riformismo è che il socialismo possa essere raggiunto solamente in una società a capitalismo fortemente avanzato, in cui le capacità produttive del Paese abbiano raggiunto livelli altissimi in quanto frutto della volontà cosciente della popolazione. Il che non si traduce nel classico schematismo ‘contrattualistico – sindacale’ in cui la maestranza operaia viene costretta ad accordarsi a tutti i costi con i detentori dei mezzi di produzione, ma come uno sforzo di completamento dei distinti cicli storici del capitalismo preso nel suo complesso teso a preparare una classe dirigente in grado di guidare la società verso la fine di ogni sfruttamento e di asservimento dell’uomo sull’uomo. Fu proprio in base a tali concetti che nacque la critica riformista al comunismo, il quale ha sempre praticato la ‘forzatura’ delle ‘maturazioni naturali’ delle condizioni necessarie all’avvento di una società socialista attraverso il potere totalitario di avanguardie di minoranza: una ‘scorciatoia’ che ha sempre finito col negare i valori più umanistici e libertari del socialismo stesso.
Bene: la spiegazione ‘dottrinaria’ del riformismo ‘propriamente detto’ a grandi linee è questa. La questione che, a questo punto, rimane da affrontare è la seguente: è in grado questa nuova formazione guidata da Bobo Craxi di ‘declinare’ in forme politicamente convincenti il ‘verbo’ dei Turati, dei Bissolati e dei fratelli Rosselli, ovvero le principali ispirazioni politiche e culturali di Bettino Craxi e del socialismo autonomista? Un simile quesito non può che esser posto al resto della sinistra italiana, nella speranza che essa riesca finalmente a comprendere come, demonizzando il ‘craxismo’ e dando il proprio contributo all’annientamento del Psi, sia stato sostanzialmente avallato un vuoto politico assai più profondo del danno quantitativo o meramente ‘numerico – elettorale’ calcolato di per sé. Serve a poco teorizzare una ‘casa comune’ di tutti i riformisti se non si avrà il coraggio di calarsi nel ‘crepaccio geologico’ creatosi a sinistra, poiché rinnegare Bettino Craxi e la tradizione socialista ha significato solamente risalire a Crispi senza neanche passare per Giolitti.
VITTORIO LUSSANA

lunedì 21 settembre 2009

INTERVISTA RILASCIATA ALLA STAMPA da Maurizio Virgulti, coordinatore (dimissionario) de I Socialisti di Cupra Marittima.




D) Innanzitutto perché si è dimesso dalla carica di coordinatore dei socialisti di Cupra ?
R) perché dovrebbe essere una delle regole della politica chiara ed onesta: quando si porta avanti un progetto assumendosene le responsabilità, ma poi i cittadini lo bocciano, non resta che trarne le dovute conseguenze e farsi da parte , anche se in questo caso tutto è stato fatto in buona fede e se ne è usciti a testa alta.

D) Vi siete pentiti della scelta di aver sostenuto la lista “insieme per Cupra” espressione di continuità della Giunta Torquati?
R) noi avevamo sempre detto che c’era malcontento tra i cittadini ed occorreva una discontinuità negli uomini e nei programmi , oltre a varie correzioni su diverse scelte fatte dall’Amm.ne Torquati, pur apprezzando molte iniziative positive ed indiscutibili: infatti, come poi avete potuto vedere, quasi tutti i componenti della lista erano nuovi e nel programma erano state inserite tante novità e vari punti che per noi erano fondamentali (lavoro, sanità, ambiente, servizi sociali ed al cittadino). Purtroppo questo non è bastato e non è stato capito a fondo; in particolare il nostro elettorato ci ha fatto capire che avrebbe preferito un candidato sindaco diverso e anche l’impegno in una diversa coalizione, perché era tanta la voglia di un cambiamento radicale.

D) Si è costituito il gruppo di minoranza “insieme per Cupra” che intende andare avanti nel progetto. Quale è la vostra posizione?
R) ripeto che io sono dimissionario e non so che sviluppi ci potranno essere, comunque penso che questa esperienza sia da ritenere conclusa, anche alla luce di quanto ho detto al punto precedente. I socialisti proseguiranno con una linea più autonoma ed in stretto contatto con la realtà locale e le esigenze più sentite dai cittadini, rispetto ai classici schieramenti e giochi politici di cui la gente ne ha piene le tasche.

D) Il vostro giudizio sulla nuova Giunta D’Annibali?
R) è presto per dare pagelle, comunque non abbiamo pregiudizi, se verranno effettuate scelte serie e nell’interesse di Cupra e dei cuprensi, daremo il nostro pubblico appoggio senza omettere di dire la nostra: siamo contro la vecchia politica della retorica destra/sinistra che giudica non in base ai fatti concreti ma a seconda di chi li fa. Posso anticipare che, come sembra, alcuni punti che erano del nostro programma saranno ripresi dalla nuova Amministrazione: non può che farci piacere e speriamo che vadano a buon fine.

D) per quanto riguarda le prossime elezioni regionali?
R) non ci sono ancora certezze ne sugli uomini ne sulle coalizioni. I socialisti penso che appoggeranno la coalizione di centro-sinistra sperando che possa presentarsi più unita possibile e su basi nuove e non succeda come alle Provinciali. Ma su certi punti saremo inflessibili, come ad esempio il ripristino dei fondi per il servizio civile volontario, una importante esperienza di vita e di lavoro per i giovani ed una fresca risorsa per gli enti e quindi per la qualità e quantità dei servizi al cittadino.

D) Sembra ci sia fermento in campo nazionale!
R) Penso che avremo un autunno “caldo” che interesserà tutti gli schieramenti: in casa socialista ci sarà una convention nazionale a Roma il 10 ottobre, primo tentativo di unificare varie forze e movimenti del centro-sinistra con l’obiettivo della ricostituzione del glorioso PSI , sciolto frettolosamente nel 1994 sull’onda emotiva di “tangentopoli” e della fine della cosiddetta prima repubblica, che invece si stanno riesaminando consci delle forzature e manovre poco chiare svoltesi in quegli anni, oltre alle varie vicende di degrado politico-istituzionale che stanno portando la nazione allo sfascio economico e morale.Per quanto riguarda l’attuale Partito Socialista non vedo una linea chiara ed identitaria ed inoltre non sono convinto dell’adesione al cartello “sinistra e libertà” dove ci sono forze e persone che poco hanno da spartire con una sinistra moderna, liberale e riformista.

D) Confermerà la sua adesione all’area socialista?
R). E’ da evidenziare che, specialmente alle ultime elezioni amministrative, si è raggiunto un degrado generale nel modo di fare politica che fa allontanare sempre di più il cittadino dai partiti. Io non mi ritengo un politico come viene inteso oggi, non pretendo poltrone o cariche, mi piace portare a soluzione varie problematiche che sento di più e ritengo prioritarie e delle quali ho una certa conoscenza: se avrò la possibilità di fare qualcosa di concreto, magari in un rinato P.S.I., bene, in caso contrario continuerò a dire la mia in qualità di semplice cittadino.

venerdì 11 settembre 2009

1.000 SOCIALISTI IL 10 OTTOBRE A ROMA






“Si è svolto a Roma presso la sede di Via della Panetteria l’incontro tra le componenti socialiste autonomiste presenti gli On.li Bobo Craxi e Saverio Zavettieri ed il Sen. Roberto Spano unitamente ai Movimenti regionali “Sardegna Socialista – Nuovo Psi” , il “ PSL – Piemonte”, Associazioni e Circoli socialisti provenienti da ogni regione d’Italia.
Il degrado della vita sociale, civile e democratica e la crisi morale che investe il paese, dinnanzi all’incapacità del sistema politico bi-polare di indicare una via di uscita ed un futuro per l’Italia, impongono la nascita di una forza politica socialista, riformista, laica e liberale che metta al primo posto gli interessi generali del paese e costringa le forze maggiori (Pdl e Pd) ad una profonda revisione critica che nessuna di esse allo intende avviare.
Dopo ampia discussione si è deciso di convocare per il prossimo 10 Ottobre a Roma una grande Convention nazionale di tutti i socialisti autonomisti aperta ai settori della società che ne condividono l’impostazione per dare vita ad un movimento aperto che punti alla ricostituzione del dissolto PSI e che sia l’unica casa di tutti i socialisti che si riconosco nell’unico simbolo della tradizione socialista italiana. Si è deciso altresì di stilare un “Manifesto dei Valori” centrato sui temi della laicità, delle libertà, della legalità e dei diritti sociali, specie del mondo del lavoro investito da una crisi senza precedenti.
Nel corso delle prossime settimane sarà convocata una conferenza stampa per illustrare temi, obiettivi e proposte dell’iniziativa.

domenica 6 settembre 2009

Secondo convegno nazionale del movimento dei "socialisti incazzati".





Si terrà a Roma il 20 settembre, con ritrovo alle ore 9 a Campo dei Fiori, davanti al monumento a Giordano Bruno.

Organizzato dal sempre più folto gruppo dei "socialisti incazzati" , che hanno già tenuto un convegno il 5 luglio, di cui riportiamo il comunicato.

PER IL RILANCIO DEL SOCIALISMO DEMOCRATICO IN ITALIA.
Si è tenuto il 5 luglio a Roma l'annunciato convegno nazionale dei "socialisti incazzati".Il convegno, che ha visto la partecipazione di nuclei e circoli socialisti e di vecchi militanti, ha messo in luce il disinteresse degli ex dirigenti del PSI e del PSDI alla ricostituzione in Italia di un grande e forte partito socialista. Mentre in tutti i grandi paesi dell'Europa e del mondo i partiti socialisti, socialdemocratici e laburisti sono ovunque la prima o la seconda forza politica e sono comunque una presenza estremamente significativa (basti pensare che Zapatero in Spagna ha "perso" le ultime elezioni europee, arrivando secondo, ma con oltre il 40 per cento dei consensi), in Italia non c'è più nessuna traccia del partito che ha la storia più lunga e gloriosa, che ha dato il maggior contributo alle cause dei lavoratori, per l'affermazione della democrazia repubblicana e per la laicità dello stato.I convegnisti hanno considerato grave l'atteggiamento dei residui gruppi socialisti (primo fra tutti il PS) che si attardano su posizioni politiche che nulla hanno a che fare con la tradizione che, partendo da Filippo Turati, è stata portata avanti da uomini come Giacomo Matteotti, Giuseppe Saragat, Pietro Nenni, Sandro Pertini e Riccardo Lombardi.Il gioco dei comunisti, da sempre ostili alla presenza di un partito socialdemocratico in Italia, ha portato, dopo la caduta del muro di Berlino, alla costituzione di partiti dalle sigle e dai simboli sempre cangianti. Ultimo nato è un partito cattocomunista che nasconde o rinnega larga parte del suo passato, indifferente alla difesa della laicità dello Stato, lontano dalle battaglie popolari degli ultimi sessant'anni e nel quale non ci si chiama più neppure "compagni". Se questo partito può suscitare interesse negli ambienti opusdeisti o confindustriali (non a caso la Binetti, Colaninno e Calearo siedono in parlamento fra quelle fila), fra gli elettori dell'area laica e socialista i consensi sono stati prossimi allo zero e non si ha motivo di ritenere che la situazione possa cambiare in futuro.La nuova formazione politica "Sinistra e Libertà" è composta quasi esclusivamente da ex comunisti provenienti dalle minoranze di Rifondazione e del PdCI e dal gruppo di SD proveniente dall'ex PDS - con appena qualche spruzzatina di verdi e di socialisti - e non ha alcuna prospettiva futura se non quella di barattare i consensi ottenuti per aiutare la ricollocazione del suo ceto politico, rimasto disoccupato o prossimo ad esserlo, né potrà svolgere altro ruolo se non quello di corrente esterna del PD, a supporto di ipotetiche maggioranze di "sinistra" che non hanno speranza di tornare al governo del Paese.Di fronte a una situazione così critica, che vede anche una opposizione al governo priva di idee e di programmi concreti e realizzabili, il convegno ha deciso di dar vita ad un movimento di ricostruzione socialista, autonomo e indipendente da qualsiasi altra formazione politica o gruppo di potere, che non si propone di partecipare a nessuna campagna elettorale e che si batterà per il rinnovamento del costume socialista nel nostro paese, a partire dalla lotta al carrierismo, all'elettoralismo ed alla caccia di pubbliche prebende.I militanti ed i simpatizzanti socialisti, che in tanta misura si sono astenuti dal prendere parte alle ultime competizioni elettorali, sono stanchi di essere chiamati a sostenere gruppi che, sotto le mentite spoglie di partiti socialisti o genericamente di "sinistra", in realtà nascondono delle società di mutuo soccorso fra dirigenti di lungo corso, interessati solo alla loro autoperpetuazione.Un partito socialista non può limitarsi ad essere un (peraltro inefficiente e squallido) ufficio di collocamento per consiglieri ed assessori rimasti disoccupati od aspiranti a illimitate riconferme o per quanti siano alla ricerca di una prima occupazione come fruitori di gettoni, consulenze ed incarichi pubblici.Il paese ha bisogno di idee chiare. Solo un nuovo partito, che sia erede al contempo della tradizione turatiana del 1892 e di quella di Palazzo Barberini del 1947 e che si collochi senza esitazioni e doppi giochi nell'alveo dell'Internazionale Socialista e del socialismo democratico europeo, potrà riportare il movimento socialista in Italia a quei livelli purtroppo abbandonati da decenni.

Il convegno del 5 luglio ha deciso di nominare portavoce del movimento il compagno Giorgio Giannelli, già giornalista parlamentare de La Giustizia e dell'Avanti!. Il coordinamento organizzativo è stato affidato alla compagna Patrizia Ruggiero.

Il prossimo incontro si svolgerà a Roma domenica 20 settembre 2009.Contatto: PRuggiero@hotmail.it -- su Facebook: Patrizia Ruggiero

LA PROFEZIA, di Filippo Turati

















LA PROFEZIA
di Filippo Turati

Nel gennaio del 1921 si svolge a Livorno il XVII Congresso del Partito Socialista che segnerà la scissione dei "comunisti puri" di Gramsci, Terracini e Bordiga, e la nascita del PC d'Italia.L'intervento di Filippo Turati viene riletto oggi come una profezia. Egli stesso rivolgendosi ai compagni che stavano abbandonando il partito dice: "voglio fare una profezia".

Discorso al Congresso Socialista del 1921

Ciò che ci distingue non è la generale ideologia socialista - la questione del fine e neppure quella dei grandi mezzi (lotta di classe, conquista del potere ecc.) - ma è la valutazione della maturità della situazione e lo apprezzamento del valore di alcuni mezzi episodici. Primo fra questi la violenza, che per noi non è, e non può essere, programma, che alcuni accettano pienamente e vogliono organizzare [commenti], altri accettano soltanto a metà (unitari comunisti o viceversa). Altro punto di distinzione è la dittatura del proletariato, che per noi, o è dittatura di minoranza, ed allora non è che dispotismo, il quale genererà inevitabilmente la vittoriosa controrivoluzione, o è dittatura di maggioranza, ed è un evidente non senso, una contraddizio-ne in termini poiché la maggioranza è la sovranità legittima, non può essere la dittatura. Terzo punto di dissenso è la coercizione del pensiero, la persecuzione, nell'interno del Partito, dell'eresia, che fu l'origine ed è la vita stessa del Partito, la grande sua forza salvatrice e rinnovatrice, la garanzia che esso possa lottare contro le forze materiali e morali che gli si parano di contro.Ora tutti e tre questi concetti si risolvono poi sempre in un solo: nel culto della violenza, sia esterna sia interna, e hanno tutti e tre un presupposto, nel quale è il vero punto di divergenza tra noi: la illusione che la rivoluzione sia il fatto volontario di un giorno o di un mese, sia l'improvviso calare di un scenario o l'alzarsi di un sipario, sia il fatto di un domani e di un posdomani del calendario; e la rivoluzione sociale non è un fatto di un giorno o di un mese, è il fatto di oggi, di ieri e di domani, è il fatto di sempre, che esce dalle viscere stesse della società capitalista, del quale noi creiamo soltanto la consapevolezza, e così agevoliamo l'avvento; mentre nella rivoluzione ci siamo; e matura nei decenni, e trionferà tanto più presto, quanto meno lo sforzo della violenza, provocando prove premature e suscitando reazioni trionfatrici ne deriverà ed indugierà il cammino. Ond'è che per noi gli scorcioni sono sempre la via più lunga, e la via, che altri crede più lunga, è stata e sarà sempre la più breve. La evoluzione si confonde nella rivoluzione, è la rivoluzione stessa, senza sperperi di forze, senza delusioni e senza ritorni.Ed ecco perché il concetto lumeggiato dal compagno Serrati alla line del suo discorso, secondo il quale, in omaggio alla disciplina (la quale, ragionevolmente intesa, noi accettiamo senza riserve e senza ipocrisie, con dedizione ed immolazione alle necessità del partito), noi dovremmo, oggi più di ieri, sottometterci ed appartarci, questo concetto deve essere inteso con molto grano di sale, al pari della formula stereotipa della libertà del pensiero e della critica combinata con la assoluta disciplina nell'azione [commenti]. Ma quando, in un Partito come il nostro, incomincia l'azione? quando finisce? Per chi crede al trapasso taumaturgico, l'azione è di un momento; e allora si comprende la sottomissione passiva dei dissenzienti, se la loro coscienza non permette loro l'attiva cooperazione. Ma se l'azione si spiega nei decenni, se la rivoluzione non è il fatto di un istante, ma il frutto di una lenta e faticosa conquista, allora, compagno Serrati, chi si sottomettesse sistematicamente e rinunziasse per un tempo indefinito alla parola ed al pensiero, evidentemente rinnegherebbe se stesso; e io non credo che voi abbiate nessun interesse ad avere dei rinnegati tra voi [approvazioni]. Sarebbe questo il maggiore tradimento che, per ipocrisia, per vanità o per utile personale, si possa fare al partito.Questo culto della violenza, che è un po' negli incunaboli di tutti i partiti nuovi, che è strascico di vecchie mentalità che il Socialismo marxista ha disperse, della vecchia mentalità insurrezionista, blanquista, giacobina, che volta a volta sembra tramontata e poi risorge di nuovo, e a cui la guerra ha ridato un enorme rigoglio, non può essere di fronte alla complessità della lotta sociale moderna, che una reviviscenza morbosa ed effimera. Organicamente la violenza è propria del capitalismo, non può essere del socialismo. E propria delle minoranze che intendono imporsi e schiacciare le maggioranze, non già delle maggioranze che vogliono e possono, con le armi intellettuali e coi mezzi normali di lotta, imporsi per legittimo diritto. La violenza è il sostitutivo, è il preciso contrapposto della forza. È anche un segno di scarsa fede nella idea che si difende, di cieca paura delle idee avversarie. È, insomma, in ogni caso, un rinnegamento, anche se trionfi per un'ora, poiché apre inevitabilmente la strada alla reazione della insopprimibile libertà della coscienza umana, che ben presto, diventa controrivoluzione, che diventa vittoria e vendetta dei comuni nemici. Questo avvenne sempre nella storia. Lo stesso Cristianesimo, alle origini una grande idea-forza, che sommosse il mondo, si afflosciò, tradì se stesso, mancò completamente alla sua missione, quando volle appoggiarsi ai troni, ai soldati ed ai roghi [applausi]. Con la violenza che desta la reazione, metterete il mondo intero contro di voi. Questo è il nostro pensiero di oggi, di ieri, di sempre, ma sopra tutto in periodo di suffragio universale: quando voi tutto potrete se avete coscienza e, se no, nulla potrete ad ogni modo. Perché voi siete il numero e siete il lavoro, e sarete i dominatori necessari del mondo di domani a un solo patto: che non mettiate, con la violenza, tutto il mondo contro di voi. Ecco il tondo del solo nostro dissenso, che è di oggi come di ieri, nel quale sempre insorgemmo e ci differenziammo. E quando Terracini ci dice, credendo coglierci in contraddizione: lanci la prima pietra chi in qualche momento, nel Partito, non fece appello alle violenze più pazze, io posso francamente rispondergli: eccomi qua! quella pietra io posso lanciarla [applausi vivissimi].Sì, a noi può dolere che questa mostruosa fioritura psicologica di guerra ci divida fra noi, ci allontani tutti quanti dalla mèta, ci faccia perdere anni preziosi, facendo involontariamente il massimo tradimento al proletariato, che noi priviamo di tutte le enormi conquiste che potrebbe oggi conseguire, sacrificandolo alle nostre divisioni ed alle nostre impazienze, suscitando tutte le forze della controrivoluzione. Si, noi lottiamo oggi troppo spesso contro noi stessi, lavoriamo per i nostri nemici, siamo noi a creare la reazione, il fascismo, ed il partito popolare. Intimidendo ed intimorendo, proclamando (con suprema ingenuità anche dal punto di vista cospiratorio) l'organizzazione dell'azione illegale, vuotando di ogni contenuto l'azione parlamentare che non è già l'azione di pochi uomini, ma dovrebbe essere, col suffragio universale, la più alta efflorescenza di tutta l'azione, prima di un partito, poi di una classe; noi avvaloriamo e scateniamo le forze avversane che le delusioni della guerra avevano abbattute, che noi avremmo potuto facilmente debellare per sempre. Né, cari amici, vi sarà sempre possibile ripa- rarvi sotto il vecchio ombrello-Turati [ilarità vivissima].Ma conviene rassegnarsi al destino, subire questa sosta. Le vie della storia non sono facili. Noi possiamo cercare di abbreviarle con sincerità, sdegnosi di popolarità, facilmente accettate a prezzo di formule ambigue. E questo noi facciamo e faremo, e con voi e fra voi, o separati da voi, perché è il nostro preciso dovere. Noi saremo sempre col Proletariato che combatte la sua lotta di classe. Questo è l'imperativo categorico della nostra coscienza. Noi siamo, come voi, figli del "Manifesto" del '48. Soltanto che noi, pur sentendoci figli di quel "Manifesto", non lo seguiamo come un sistema che si elevi a dogma religioso, ma criticamente, integrato da oltre sessant'anni di esperienza, corretto e perfezionato, come fu, dai suoi stessi autori e dai loro interpreti più autorizzati. Io citai, a Bologna, la celebre prefazione a Le lotte di classe in Francia di Marx, scritta dopo un cinquantennio, nel 1895, dal suo collaboratore e continuatore più fedele, Federico Engels; nella quale è come il coronamento di tutta l'idea marxista. Dopo avere lamentato l'enorme salasso di sangue e di forze che l'esperimento della Comune parigina aveva costato, onde si ebbe in Francia per parecchi decenni l'anemia e l'arresto del movimento proletario; dopo aver dimostrato come la tattica rivoluzionaria abbia dovuto subire una profonda mutazione per effetto delle conquiste del suffragio universale, e chiarito come la violenza, che del resto anche nelle rivoluzioni del passato ebbe una parte assai più superficiale e apparente che profonda e reale, sia diventata oggi, per tante ragioni, anche tecniche, il suicidio del Proletariato, mentre la legalità è la sua forza e la sua vittoria sicura; "comprende ora il lettore - egli chiedeva - per quale motivo le classi dominanti ci vogliono ad ogni costo trascinare colà dove spara il fucile e fende la sciabola? Perché ci si accusa oggi di vigliaccheria, quando non scendiamo nelle strade, dove siamo in precedenza sicuri della sconfitta? E perché con tanta insistenza si invoca da noi che abbiamo una buona volta da prestarci alla parte di carne da cannone? Eh! no: non siamo cosi grulli!".Evidentemente il povero Engels peccava un tantino di presunzione, e - almeno in quest'ultima frase - non prevedeva con esattezza l'avvenire! Ma già in molte delle monografie precedenti, in quelle magnifiche monografie che sono come il compimento e il saggio di applicazione delle teorie astratte, Marx, su questo tema della violenza, aveva corretto abbondantemente il suo pensiero del 1848. Baldesi vi ha citato un solo discorso del '74 ad Amsterdam. Io vi rammenterò le prefazioni alle varie successive edizioni e traduzioni del "Manifesto", nelle quali i due autori confessano apertamente di essersi ingannati nell'aver sopravalutato le forze rivoluzionarie proletarie (sono del resto le illusioni di tutti i giovani e di tutti i partiti giovani, e per Marx erano state concessioni inevitabili allo spirito blanquista dei tempi), e nelle quali si ride delle congiure e della azione illegale sistematizzata. Potrei ricordarvi ugualmente quel brano de "La guerra civile in Francia nel 1870-1871", in cui afferma che anche dalla Comune i lavoratori non potevano aspettarsi dei miracoli: "essi sapevano che, per realizzare la loro emancipazione e raggiungere così quelle forme superiori a cui tende la società moderna con tutte le sue forze economiche, essi avrebbero da sostenere delle lunghe lotte e attraversare una serie di fasi storiche, che trasformerebbero le circostanze e gli uomini. Essi non avevano da realizzare l'ideale: dovevano soltanto sviluppare gli elementi di un nuovo mondo che la vecchia società in dissoluzione racchiude nel suo seno". E rideva, verso la fine di quello scritto - già fin dal 1872 - dello spirito poliziesco dei borghesi, che si figura "l'associazione internazionale del lavoratori che agisce alla maniera di un'associazione segreta, con un Comitato centrale il quale ordina a quando a quando delle esplosioni nei diversi Paesi".Acquistate nell'atrio del teatro l'opuscolo postumo di Engels, edito da Edoardo Bernstein, I fondamenti del comunismo, e vedrete, alle pagine 15 e 19, quel ch'egli scriveva circa la inutilità, anzi i danni dell'azione illegale, circa la gradualità inevitabile della trasformazione economica e l'impossibilità di abolire la proprietà privata prima che sia creata la necessaria quantità dei mezzi di produzione, e circa la necessità, per l'esercito proletario, di proseguire ancora per molti anni, "con lotta dura e tenace da una conquista all'altra". Potrei moltiplicare le citazioni dalle fonti, ma non è, purtroppo, con dieci o cento citazioni che muterò l'abito mentale dei dissenzienti pertinaci. Bastino le poche che ho fatto, per i compagni di buona fede, a dimostrare almeno da qual parte siano i veri eredi del vero marxismo e che cosa debba pensarsi - alla stregua di esso - del bergsonismo sociale, del socialismo generato dalla carestia, e di tutte le altre decrepite novità che ci vengono oggi ammannite dall'estremismo che si dice comunista. Fu unicamente il culto di alcune frasi isolate da comizio (la violenza levatrice della nuova storia" e somiglianti), avulse dal complesso dei testi, e ripetute per accidia intellettuale che, in unione alle naturali ribellioni del sentimento, velò a troppi di noi il fondo e la realtà della dottrina marxista.Quel culto delle frasi, in odio al quale Marx amava ripetere che egli, per esempio, "non era marxista", e anche a me - di cento cubiti più piccolo - a udire le scemenze di certi pappagalli, accadde di affermare che io non sono turatiano [Ilarità]. Perché nessuna formula - neanche quella di Mosca - sostituirà mai il possesso di un cervello, che, in contatto coi fatti e con le esperienze, ha il dovere di funzionare. E vengo alla nota pratica della mia dichiarazione, nella quale mi sarà concesso di essere anche più breve. Sul terreno pratico, quarant'anni o poco meno di propaganda e di milizia mi autorizzano ad esprimervi sommariamente un'altra convinzione. Potrei chiamarla (se la parola non fosse un po' ridicola) una profezia, facile profezia e per me di assoluta certezza. Vi esorto a prenderne nota. Fra qualche anno - io non sarò forse più a questo mondo - voi constaterete se la profezia si sia avverata. Se avrò fallito, sarete voi i trionfatori.Questo culto della violenza, violenza esterna od interna, violenza fisica o violenza morale - perché vi è una violenza morale, che pretende sforzare le mentalità, far camminare il mondo sulla testa (Marx, come sapete, correggendo Engels lo rimise sui suoi propri piedi), e che è ugualmente antipedagogica e contraria allo scopo - non è nuovo, già lo dissi, nella storia del socialismo italiano, come di altri Paesi. E il comunismo critico di Marx e di Engels ne fu appunto la più gagliarda negazione. Ma, per fermarci all'arretrata Italia, che, come stadio di evoluzione economica, sta, a un dipresso, di mezzo fra la Russia e la Germania, la storia dei nostri Congressi, che riassume in qualche modo le fasi del Partito, stona (sorridete pure del mio consiglio) che fareste bene a leggere negli articoli pubblicati dalla Nuova Antologia del primo e del 16 dicembre da un nostro avversario - onesto e di non comune dottrina e di assoluta obiettività - intendo l'onorevole Meda, Ministro del Tesoro; quella storia dimostra a chiare note come cotesta lotta fra il culto della violenza che pretende di imporsi col miracolo ed il vero socialismo che lo combatte, è stata sempre, nelle più diverse forme, a seconda dei momenti e delle circostanze, il dramma intimo e costante del partito socialista. Ma il socialismo, in definitiva, fu sempre il trionfatore contro tutte le sue deviazioni e caricature. Non è da oggi che noi siamo i social-traditori. Lo fummo sempre: all'epoca degli inizi, all'epoca degli scioperi generali politici, degli scioperi economici a ripetizione, eccetera, eccetera. (Voce - Bravo! Viva la sincerità!)Turati - Sissignori! il "Partito operaio", nel decennio 1880-1890, era già una reazione al corporativismo operaio. E noi, che volevamo farne un partito politico, eravamo guardati con sospetto. Nel 1891-92 il Partito operaio si allargava in Partito dei lavoratori (che s'inspirava a un concetto già più ampio, in quanto abbracciava i lavoratori del cervello) e più tardi, a Reggio Emilia (1893), in "Partito socialista del lavoratori italiani", per divenire finalmente a Parma, nel 1895, sotto i colpi della reazione più dura, il "Partito socialista italiano". Queste trasformazioni del nome esprimono appunto il concetto della conquista del potere, che noi introducevamo man mano nel programma che il partito aveva tracciato, ai suoi inizi, programma di azione diretta, una specie di presoviettismo dell'epoca. Nel 1892 (Genova) esso culminò nella violenta separazione degli anarchici. Ma non per ragioni ideologi- che di pura filosofia. Forseché dagli anarchici ci divideva la diversa concezione di quello che dovrà essere la società futura? Ma neppure per sogno! Per un avvenire lontano noi tutti possiamo anche professarci anarchici, perché l'ideale anarchico rappresenta - tecnicamente - un superlativo di perfezione. Quel che ci divideva era l'impazienza, la violenza, la improvvisazione, il semplicismo dell'azione. Molti anarchici, fatti riflessivi dall'esperienza e dagli anni, ritorneranno poi nelle nostre file. Sono note le vicende dal 1894 al 1898. Nel 1904 imperversò il sindacalismo, coi primi grandi scioperi generali, col labriolismo, con lo sciopero agrario di Parma: era il soviettismo italiano di quel tempo, e fu debellato al Congresso di Firenze nel 1908.Oscillazioni, ritorni, transazioni, ce ne furono a josa. Venne poi il ferrismo, ossia il rivoluzionarismo verbale, ossia proprio quello, mutatis mutandis, che è oggi il graziadeismo [Ilarità}; e venne la transazione integralista dell'ottimo Morgari, che durò appena un paio di anni sui palcoscenici dei nostri comizi [vivissime interruzioni]. Turati - Non pretenderete mica, spero, che io dica le opinioni vostre. Vi esprimo francamente le mie. Venne dunque l'integralismo, che, a dir vero, in quel momento salvò il partito (onde noi lo accettammo come un meno peggio al Congresso di Firenze) e che fu l'anticipazione dell'odierno Serratismo, del comunismo unitario, del socialismo comunista, di quel socialismo che sta un po' di qua e un po' di là, sia pure per amore dell'unità, ma che reca nel proprio seno la contraddizione insanabile [applausi dei comunisti puri]. Sono perfino gli stessi tipi antropologici e somatologici che riescono e si presentano. La guerra ha ridato una giovinezza perfino all'anarchismo, che ha oggi in Italia un proprio giornale quotidiano. Ebbene, nella storia del nostro partito l'anarchismo fu rintuzzato, il labriolismo finì al potere, il ferrismo, anticipazione, come ho detto, del graziadeismo [nuova ilarità], fece le capriole che sapete, l'integralismo stesso sparì e rimase il nucleo vitale: il marcio riformismo, secondo alcuni, il socialismo, secondo noi, il solo vero, immortale, invincibile socialismo, che tesse la sua tela ogni giorno, che non fa sperare miracoli, che crea coscienze, sindacati, cooperative, conquista leggi sociali utili al proletariato, sviluppa la cultura popolare (senza la quale saremo sempre a questi ferri e la demagogia sarà sempre in auge), si impossessa dei Comuni, del Parlamento, e che, esso solo, lentamente, ma sicuramente, crea con la maturità della classe, la maturità degli animi e delle cose, prepara lo Stato di domani e gli uomini capaci di manovrarne il timone.Sempre social-traditori ad un modo, e sempre vincitori alla fine. La guerra doveva rincrudire il fenomeno. La lotta sarà più dura, più tenace e più lunga, ma la vittoria è sicura anche questa volta. Fra qualche anno il mito russo, che avete il torto di confondere con la rivoluzione russa, alla quale io applaudo con tutto il cuore. (Voce - Viva la Russia!). Turati (continuando)... il mito russo sarà evaporato ed il bolscevismo attuale o sarà caduto o si sarà trasformato. Sotto le lezioni dell'esperienza (e speriamo che all'Italia siano risparmiate le sanguinose giornate d'Ungheria: verso cui la si spinse inconsapevolmente) le vostre affermazioni d'oggi saranno da voi stessi abbandonate, i Consigli degli operai e dei contadini ( e perché no dei soldati?) avranno ceduto il passo a quel grande Parlamento proletario, nel quale si riassumono tutte le forze politiche ed economiche del proletariato italiano, al quale si alleerà il proletariato di tutto il mondo. Voi arriverete così al potere per gradi… Avrete allora inteso appieno il fenomeno russo, che è uno dei più grandi fatti della storia, ma di cui voi farneticate la riproduzione meccanica e mimetistica, che è storicamente e psicologicamente impossibile, e, se possibile fosse, ci ricondurrebbe al Medio evo. Avrete capito allora, intelligenti come siete [ilarità], che la forza del bolscevismo russo è nel peculiare nazionalismo che vi sta sotto, nazionalismo che del resto avrà una grande influenza nella storia del mondo, come opposizione ai congiurati imperialismi dell'Intesa e dell'America, ma che è pur sempre una forma di imperialismo. Questo bolscevismo, oggi - messo al muro di trasformarsi o perire - si aggrappa a noi furiosamente, a costo di dividerci, di annullarci, di sbriciolarci; s'ingegna di creare una nuova Internazionale pur che sia, fuori dell'Internazionale e contro una parte di essa, per salvarsi o per prolungare almeno la propria travagliata esistenza; ed è naturale, e non comprendo come Serrati se ne meravigli e se ne sdegni, che essa domandi a noi, per necessità della propria vita, anzi della vita del proprio governo, a noi che ci siamo fatti cosi supini, e che preferiamo esserne strumenti anziché critici, per quanto fraterni, ciò che non oserà mai domandare né al socialismo francese né a quello di alcun altro paese civile. Ma noi non possiamo seguirlo ciecamente, perché diventeremmo per l'appunto lo strumento di un imperialismo eminentemente orientale, in opposizione al ricostituirsi della Internazionale più civile e più evoluta, l'Internazionale di tutti i popoli, l'Internazionale definitiva.Tutte queste cose voi capirete fra breve e allora il programma, che state (come confessaste) faticosamente elaborando e che tuttavia ci vorreste imporre, vi si modificherà fra le mani e non sarà più che il vecchio programma. Il nucleo solido, che rimane di tutte queste cose caduche, è l'azione: l'azione, la quale non è l'illusione, il precipizio, il miracolo, la rivoluzione in un dato giorno, ma è l'abilitazione progressiva, libera, per conquiste successive, obbiettive e subiettive, della maturità proletaria alla gestione sociale. Sindacati, Cooperative, poteri comunali, azione parlamentare, cultura ecc., ecc., tutto ciò è il socialismo che diviene. E, o compagni, non diviene per altre vie. Ancora una volta vi ripeto: ogni scorcione allunga il cammino; la via lunga è anche la più breve... perché è la sola. E l'azione è la grande educatrice e pacificatrice. Essa porta all'unità di fatto, la quale non si crea con le formule e neppure con gli ordini del giorno, per quanto abilmente congegnati, con sapienti dosature farmaceutiche di fraterno opportunismo. Azione prima e dopo la rivoluzione - perché dentro la rivoluzione - perché rivoluzione essa stessa. Azione pacificatrice, unificatrice. Non è a caso che proprio dove più l'azione manca, perché non vi può essere ancora - ad esempio, nel Mezzogiorno - ivi l'estremismo, il miracolismo hanno maggior voga. Non è un caso che, dove la organizzazione è più torte, essi si attenuano e la Confederazione del lavoro è e rimarrà sempre, per sua organica necessità, checché voi tentiate il contrario, col vecchio e vero socialismo. Ond'è, che quand'anche voi avrete impiantato il partito comunista e organizzati i Soviet in Italia, se uscirete salvi dalla reazione che avrete provocata e se vorrete fare qualche cosa che sia veramen-te rivoluzionario, qualcosa che rimanga come elemento di società nuova, voi sarete forzati, a vostro dispetto - ma lo farete con convinzione, perché siete onesti - a ripercorrere completamente la nostra via, la via dei social-traditori di una volta; e dovrete farlo perché è la via del socialismo, che è il solo immortale, il solo nucleo vitale che rimane dopo queste nostre diatribe.E dovendo fare questa azione graduale, perché tutto il resto è clamore, è sangue, orrore, reazione, delusione; dovendo percorrere questa strada, voi dovrete fino da oggi fare opera di ricostruzione sociale. Io sono qui alla sbarra, dovrei avere le guardie rosse accanto... [Si ride], perché, in un discorso pronunziato il 26 giugno alla Camera: Rifare l'Italia!, cercai di sbozzare il programma di ricostruzione sociale del nostro paese. Ebbene, leggetelo quel discorso, che probabilmente non avete letto, ma avete fatto male [Ilarità]. Quando lo avrete letto, vedrete che questo capo di imputazione, questo corpo di reato, sarà fra breve il vostro, il comune programma. [Approvazioni]. Voi temete oggi di ricostruire per la borghesia, preferite di lasciar crollare la casa comune, e fate vostro il "tanto peggio, tanto meglio!" degli anarchici, senza pensare che il "tanto peggio" non dà incremento che alla guardia regia ed al fascismo. [Applausi]. Voi non intendete ancora che questa ricostruzione, fatta dal proletariato con criteri proletari, per se stesso e per tutti, sarà il miglior passo, il miglior slancio, il più saldo fondamento per la rivoluzione completa di un giorno. Ed allora, in quella noi trionferemo insieme. Io forse non vedrò quel giorno: troppa gente nuova è venuta che renderà aspra la via, ma non importa. Maggioranza o minoranza non contano. Fortuna di Congressi, fortuna di uomini, tutto ciò è ridicolo di fronte alle necessità della storia. Ciò che conta è la forza operante, quella forza per la quale io vissi e nella cui fede onestamente morrò uguale sempre a me stesso. Io combatterei per essa. Io combatterei per il suo trionfo: e se trionferà anche con voi, è perché questa forza operante non è altro che il socialismo.

Evviva il Socialismo!