IL CAMBIAMENTO

*"se quello che faccio potesse servire anche ad un'unica persona, e se anche quell'unica persona fossi io, non sarà stato inutile" .

*"Le mani che aiutano sono più sacre delle bocche che pregano".


*" Per me, una persona eccezionale è quella che si interroga sempre, laddove gli altri vanno avanti come pecore." (F.De Andrè).

lunedì 21 novembre 2011

http://www.pensieridelgufo.it/Eilgufodisse333.htm

Sui verdi fianchi di una balza delle Alpi, sotto un roccione sporgente, c'era la tana di una lepre di montagna.
Anche i ghiaccioli, che pendevano numerosi e impettiti dall'ingresso della tana,
stavano ad ammirarla un po' invidiosi per ore e ore, mentre dormiva avvolta nella sua bianca pelliccia.
Sul finire di un inverno, sul roccione sovrastante la tana si vide un ghiacciolo ostinatamente aggrappato all'orlo di una fenditura.
«Non ti decidi ad andartene?», gli chiese un giorno l'abete più vicino.
«lo non me ne vado: rimango.
Durante l'inverno non ho fatto che sentir decantare la primavera con i suoi colori,
l'estate con la sua luce e il vento che sembra una carezza, e la gioia dei fiori e dell'erba, e il cielo tutto lucido e pulito ...
Perché proprio io non dovrei conoscere tante belle cose?
Ho deciso perciò di restare fino alla primavera, magari fino all'estate!».
Quando l'aria cominciò a intiepidire, il ghiacciolo si staccò dalla fenditura con un crepitio secco e si lasciò cadere in un'incavatura della roccia
nella quale il sole non batteva e da cui avrebbe potuto assistere comodamente allo spettacolo atteso.
Sentì che era caduto addosso a qualcosa.
«Non avevo visto che c'era lei. Se permette, anzi, mi presento: io sono un ghiacciolo, l'ultimo ghiacciolo dell'inverno».
«Bene, tanto piacere. lo sono una cartuccia, una cartuccia di fucile da caccia.
Sono di ottima marca, e ... carica, naturalmente.
E se mi trovo qui è solo a causa di uno spiacevole contrattempo.
Durante una battuta, il mio padrone mi ha smarrita.
La lepre può ringraziare il cielo: se aveva da fare con me non scappava di certo!».
Era una cartuccia molto dura e superba, e vedeva tutte le cose dal punto di vista delle cartucce.
«Ma che le ha fatto la lepre?».
«Niente mi ha fatto. Ma non doveva nascere lepre. lo uccido!».
L'aria si era fatta ormai mite e la lepre vagava nei dintorni in cerca di nutrimento.
Il ghiacciolo faceva una gran fatica a non sciogliersi,
e cercava di aderire all'incavatura della roccia nel punto più profondo e più fresco.
Voleva a tutti i costi vedere i fiori dei rododendri, le stelle alpine, il verde tenero dell'erba novella,
il cielo lucido e pulito nello sfolgorio della sua luce cristallina.
Ma un mattino, svegliandosi, non vide più la cartuccia.
Orme d'uomo, recenti, erano impresse nel suolo ai piedi del roccione.
Nel pomeriggio echeggiò fra le montagne un colpo di fucile.
Verso sera, trascinandosi a stento, la lepre fece ritorno alla tana. Sanguinava, era ferita.
Il ghiacciolo che per tante notti aveva vegliato la lepre, si commosse.
«Ho sete ... » gemeva la povera bestiola.
Ghiacciolo non volle udiré altro.
Si rotolò fin sul margine dell'incavatura, sulla roccia ancor calda dal sole, e cominciò rapidamente a sciogliersi.
Cadde in gocce fitte e refrigeranti sulle ferite della lepre, in gocce ristoratrici sulle sue labbra riarse.
«Chi piange, lassù?», balbettò la lepre stupita, riavendosi a poco a poco.
Ma il ghiacciolo non poté più rispondere.
Si era ormai sciolto del tutto, senza neppur pensare che le stelle alpine e i rododendri non erano ancora fioriti,
che il cielo non era ancora terso e azzurro.
Tutte cose che dovevano essere belle, oh molto belle, a vedersi.


Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici...

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