IL CAMBIAMENTO

*"se quello che faccio potesse servire anche ad un'unica persona, e se anche quell'unica persona fossi io, non sarà stato inutile" .

*"Le mani che aiutano sono più sacre delle bocche che pregano".


*" Per me, una persona eccezionale è quella che si interroga sempre, laddove gli altri vanno avanti come pecore." (F.De Andrè).

martedì 21 aprile 2009

La guerra del garofano












di Nicola Carnovale – Tratto da L’Avanti del 21 Aprile 2009

La legge in materia è chiara. Non è possibile depositare contrassegni elettorali all’unico scopo d’inibirne l’uso ad altri. Eppure, le vicende in casa socialista, sembrano perpetuare il rituale balletto dei dispetti infiniti, della contesa fine a se stessa. Ovviamente, a farne le spese, sono i militanti socialisti, che sempre più assistono increduli innanzi a questi rituali barbari ed astrusi. E’ stato infatti depositato presso il Ministero dell’Interno, ad opera del Partito de “I Socialisti” di Saverio Zavettieri, il simbolo “Socialisti Uniti per l’Europa” - in cui è raffigurato all’interno proprio il fiore socialista - già presente sulla scheda elettorale nella scorsa tornata europea e che ha rappresentato, nella storia politica socialista dell’ultimo quindicennio, un frangente tanto positivo quanto raro. Questo ha innescato ulteriori eventi. E’ apparso come per incanto un contrassegno composito recante al proprio interno anche il simbolo sopraccitato. Il tutto, ad opera di Stefano Caldoro. Si, proprio quello Stefano Caldoro che ha consegnato, come enunciato dal Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, leader del nuovo soggetto politico di centrodestra, “bandiere e simboli affinché si fondino con quello del PdL”. Tralasciando quindi le disquisizioni di carattere giuridico, poco appassionanti e poco comprensibili, la domanda che nasce spontanea è: cosa c’entra Caldoro con il simbolo del garofano visto che ha aderito legittimamente e liberamente ad un altro partito che farà proprie liste? La domanda non è di facile risposta, almeno sé pretendiamo che questa abbia un suo raziocino politico. Ma è pur quello che ci chiediamo. Zavettieri, in ogni caso annuncia battaglia dichiarando che non solo non modificherà il simbolo, ma è finanche pronto a far rinviare le elezioni. Caldoro, invece, tace. La partita è aperta. E’ la posta in gioco è proprio la presenza di una lista di chiara ispirazione socialista, che molti, proprio sulle colonne di questo giornale, compreso il sottoscritto, aveva individuato come la probabile grande assente nella competizione europea del giugno prossimo. Un fatto non soltanto nostalgico, come molti potrebbero malignare, ma prettamente politico. Almeno per chi legittimamente, al pari di chi ha compiuto scelte totalmente divergenti, non considera il socialismo riformista, laico e liberale un vecchio arnese da deporre in cantina, o una mera cultura politica novecentesca - magari al pari del fascismo e del comunismo - da deporre ed affidare esclusivamente nelle mani di studiosi e delle varie fondazioni. Le vicende che hanno portato alla scomparsa del Psi, errori e fattori interni ed esterni dalla rara violenza, hanno innescato un big bang di inaudite proporzioni. All’interno di quella che è la diaspora socialista, ognuno ha compiuto secondo propria scienza e coscienza, scelte di diverso tipo, nessuna delle quali va condannata ma tutt’al più analizzata. Ma impedire artatamente l’uso del simbolo che ha segnato parte della storia democratica e civile di questo paese, proprio a coloro che ancora oggi tentano di dare prospettiva al socialismo organizzato, è l’ennesimo atto spregevole di una guerra civile cruenta e deleteria. Se così malauguratamente dovesse essere, almeno i socialisti conosceranno, quanto meno in parte, i nomi dei propri becchini.

Nessun commento:

Posta un commento

Commenta il post