IL CAMBIAMENTO

*"se quello che faccio potesse servire anche ad un'unica persona, e se anche quell'unica persona fossi io, non sarà stato inutile" .

*"Le mani che aiutano sono più sacre delle bocche che pregano".


*" Per me, una persona eccezionale è quella che si interroga sempre, laddove gli altri vanno avanti come pecore." (F.De Andrè).

giovedì 20 agosto 2009

Di Pietro il maramaldo






Di Biagio Marzo (dal sito www. socialist.it)


Sfruttando il silly season ferragostano, quando gli italiani hanno voglia di riposare e di vivere le vacanze in modo spensierato, lontani dalle preoccupazioni quotidiane, in special modo, lontani mille miglia dalla politica urlata e sguaiata, Antonio Di Pietro ce la mette tutta per non smentirsi e sta sul pezzo e non alla guida del trattore per intenderci, ma a cavallo della politica populista, brandendola come clava, come brandì la custodia cautelare, negli anni di Tangentopoli, quando era Pm. Che non si è mai capito, – né lui ha mai avuto la compiacenza di farlo -, perché appese la toga al chiodo. Una cosa è certa che organizzò il progrom contro la classe politica della Prima repubblica, per occupare un posto in prima fila. Finché c’è vita c’è speranza, e non è detto che Di Pietro non sogni il primo posto in assoluto, per il modo impegnativo in cui sta facendo politica.
Come se fosse stato morso dalla tarantola, Antonio Di Pietro si è scatenato nel ballo di San Vito, a causa del finanziamento del Ministero dei beni culturali concesso alla Fondazione Bettino Craxi. Essendo il suo paese di origine, Montenero di Bisaccia, di tradizione contadina conosce gli effetti negativi che produce il morso della tarantola sull’uomo. Su di lui, senza ombra di dubbio, ha avuto l’effetto di fargli perdere il lume della ragione e, comunque, non si spiega diversamente la sua presa di posizione, in piena calura ferragostana, contro il fondi elargiti alla Fondazione Craxi. Al solo nome Craxi, si è scatenato come il toro di fronte al drappo rosso in mano al torero. La donazione per lui è una “porcata estiva” e tantomeno bisognava elargire alcunché alla Fondazione dedicata “all’omonimo corruttore”.
Abbiamo considerato non da ora,bensì da allora, cioè dai tempi di Mani pulite che agiva in modo maramaldesco nei confronti delle sue “vittime”, colpevoli o no.
La prova provata di questo suo modo di fare è per come ha agito di fronte al finanziamento dato alla Fondazione Craxi. In modo volgare, velenoso e violento, tipico del personaggio senza alcun scrupolo, che riesce ad avere consenso elettorale e spazio sui mass media, perché ha da dire su tutto e su tutti, non risparmiando nessuno, nemmeno in questo caso il morto, per dimostrare di essere dalla parte della ragione, insomma, il cavaliere senza macchia. Il che non è per nulla vero, per chi conosce la sua biografia e per chi non la conosce, basterebbe che fosse al corrente del modo in cui ha agito nei confronti dell’ex segretario Pd, Walter Veltroni, dopo la campagna politica scorsa, per rendersi conto di che pasta è fatto. Prima ha avuto da parte dell’ex sindaco di Roma l’apparentamento, senza il quale non avrebbe avuto alcun eletto al Parlamento, poi ha disconosciuto l’impegno preso di confluire nel Pd. Ma Veltroni l’ingenuo ha sottovalutato il Di Pietro “camaleonte che una sera frequentava i socialisti, quella dopo i democristiani e quella dopo ancora i circoli di sinistra”.

Alla faccia dell’uomo d’onore e della coerenza del tipo mi piego ma non mi spezzo.
Per lui, pacta sunt servanda, non valgono un fico secco, quando l’obbligo di rispettarli configge con i suoi interessi. Basterebbe questo atto per classificarlo, ma per coloro che lo seguono ciecamente si considerano, presuntuosamente, in modo manicheo, la parte migliore del Paese, per questo motivo è permesso loro tutto. Intanto, vorremmo sapere chi è stato a certificarli come la parte migliore del Paese, visto che ancora non è stato attrezzato alcun ufficio preposto a tale scopo. Probabilmente, il nuovo quotidiano Il Fatto, diretto da Padellaro e Travaglio, avrà la licenza, per suo conto.
Epperò, vorremmo sapere come mai questa parte migliore del Paese, possa permettere a Di Pietro di gestire l’Idv come una cosa privata, o, meglio dire, a conduzione familiare, senza dar conto alcuno. Un partito di alti “Valori” in cui per farne parte si pratica una selezione darwiniana sul piano morale. Figurarsi che l’ultimo selezionato è il sindaco di Ponza che ne ha fatte più di Carlo in Francia.
Non è tutto oro quello che luccica, nella sua biografia autorizzata o no.
Il ritratto che viene fuori è quello di un personaggio controverso, ragion per cui, ci chiediamo, al pari di Filippo Facci:” Chi è veramente Antonio Di Pietro? L’uomo della Provvidenza o quello della Mercedes? Un magistrato senza macchia o un arrivista senza scrupoli né amici? Il grande moralizzatore che voleva realizzare “Mani pulite nel mondo” o l’arcitaliano che restituiva i prestiti in scatole di scarpe? L’uomo che voleva sedersi sul sedile di un trattore o quello che aspirava al Quirinale?”. E noi aggiungiamo che nei suoi piani recenti c’è solamente la conquista del Palazzo d’Inverno, cioè di Palazzo Chigi, sennò non si spiegherebbe il suo passo di mettersi in proprio, a spese del Pd di cui spera di succhiargli come un vampiro il sangue, cioè i voti. Eppure, tutto deve, politicamente, a D’Alema che lo elesse senatore in quel del Mugello, a Prodi che lo volle ministro e a Veltroni che gli ha concesso l’apparentamento. Per tre volte hanno pensato di metterlo nel sacco , ma lui furbo com’è, ha messo loro.
Questo è quanto. Di grazia, fareste guidare la vostra auto a un tipo come Di Pietro?
(17 agosto 2009)

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