IL CAMBIAMENTO

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sabato 9 gennaio 2010

IVA, è ora di lasciare in pace chi fatica.


IVA: E' ORA DI LASCIARE IN PACE CHI FATICA


tratto da http://www.clandestinoweb.com/



08 gen. - di Philip Moschetti - Una delle grandezze meno note a chi non si occupa di impresa è quello che in gergo viene de‐ finito il “giro dell’IVA” e cioè quella delicata partita fra riscossione, riversamento e compensazione che coin‐ volge tutte le imprese e le “partite – IVA”, e non è un caso che una parte così importante del nostro Paese prenda definizione proprio da questa tassa. Da una decina d’anni esisteva la pos‐ sibilità di utilizzare i crediti IVA per pagare altri tributi o contributi . Il poter usufruire di questa possibilità segnò una notevole conquista sotto due punti di vista.

Si diminuirono degli impedimenti burocratici, e quindi dei costi, e si diminuì la cassa necessaria all’ordinario funzionamento dell’azienda. Naturalmente, come sempre in questi casi ci fu, ed ovviamente anche oggi c’è, chi sfruttò questa possibilità in modo illecito. La manovra d’estate 2009 ha limitato questa possibilità ai soli crediti entro i 10.000 euro, limitando e rendendo più onerosa la compensazione per gli importi superiori. Risparmieremo ai nostri lettori i tecnicismi per soffermarci sulle conseguenze del provvedimento, e, anche se ci rendiamo conto che così facendo usciamo dal campo dell’economia, sulle sue assunzioni.

La prima conseguenza è ovvia. Andando a toccare il meccanismo dei rimborsi IVA si cambiano le necessità di cassa delle aziende. Non potendo più compensare le partite le piccole e medie aziende, le micro non subi‐ ranno conseguenze, avranno più cassa, elegantemente “capitale circolante”, impegnato nel giro dell’IVA. Non possiamo calcolare con precisione quanto, ma è credibile che si aggiri intorno all’8%. In un contesto in cui le aziende non hanno credito e finanziano gli acquisti con la cassa questa manovra ha conseguenze potenzialmente terribili.

Forse questa conseguenza troverebbe una mitigazione nel maggiori flusso di entrata, e quindi di spesa pubblica attivabile con le somme recuperate dall’evasione. Ma questo non è certo, ed oltretutto l’equazioni maggiori entrate maggiori spese la facciamo qui. Si sta giocando con il fuoco. Non è il caso.

La seconda conseguenza è quasi divertente. Per ovviare ad una incapacità dello Stato di prendere gli evasori si trasferisce un costo sui privati, richiedendo una certificazione sull’esistenza dei crediti da parte di soggetti abilitati. Premessa che il provvedimento prevede che tale attestazione non sia rilasciata dai soli commercialisti, rimane da chiedersi se sia il caso di questo che a tutti gli effetti, è un orpello sull’azienda.

Dopo tanto parlare di liberalizzazioni, che in gergo aziendale si traducono con “abbattimento di costi inutili”, le aziende oneste devono pagare un servizio per costi non loro. Anche questo pagamento inoltre genera non solo costi diretti, ma anche indiretti nella forma di ore lavoro perse a parlare con gli intermediari, come ben sa chi gestisce direttamente la sua azienda. Con buona pace di abbassare i costi della burocrazia. Ma la cosa più triste è l’assunzione che sembra essere alla base del provvedimento, che, francamente, molti di noi pensavano sarebbe stato perlo‐ meno fatto slittare.

Lo Stato si dichiara impotente a perseguire l’evasione, anche, come in questo caso quando il perseguirla sarebbe facile e “remunerativo”, preferendo far pagare gli onesti. Cifre circolate in questi giorni dicono che l’Agenzia delle Entrate avrebbe riscontrato irregolarità nel 10% delle compensazioni, che a nostro parere significa che le compensazioni erano regolari al 90%.

Non sappiamo se queste cifre sono corrette, così come non conosciamo il campione di riferimento. Sappiamo però che l’IVA è stata fino ad oggi una delle forme di tassazione a minor impatto sulle aziende. È meglio lasciarla così. Il Clandestino

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